MALOCCHIO_SUPERSTIZIONE

Ma teniss’ l’uocchie ‘ncuoll?: la superstizione contro la jella

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Napoli è anche il luogo dove la superstizione si intreccia con la vita quotidiana in modo intricato e affascinante. “Ma teniss’ l’uocchie ‘ncuoll?” che tradotto dal dialetto significa “ma hai gli occhi addosso?” letteralmente significa “Malocchio”, o occhio maligno. Rappresenta uno dei modi di dire comuni in dialetto napoletano per intendere una situazione in cui ci si sente attaccati da una serie di eventi sfortunati, o meglio, dal malocchio.

La superstizione che scaccia la jella

Chi anche se scherzosamente non ha mai ripetuto questo detto napoletano, magari parlando con un amico particolarmente sfortunato? Chi almeno una volta nella vita, non ha invocato la Dea Bendata o scacciato la jella con un “gesto”? Il malocchio, la jella, la sfortuna sono parte integrante della vasta cultura di Napoli. Tra le credenze più radicate spicca appunto il malocchio, una superstizione che, sebbene possa sembrare antica, continua a esercitare il suo fascino nel tessuto culturale della città.

L’uocchie ‘ncuoll, o meglio il Malocchio, sono gli occhi di coloro che con sguardo intenso e cattivo ti guardano con invidia lasciandoti addosso tutto il male di cui sono capaci.

Il malocchio una minaccia invisibile

l malocchio è una credenza che affonda le radici nella paura del male inflitto involontariamente da uno sguardo invidioso o malevolo.

Secondo la tradizione popolare, la jettatura, cioè la presunta capacità di alcuni individui di nuocere altrui, senza volerlo, con lo sguardo, è presente a Napoli già dal ‘700, quando alla corte di re Ferdinando IV arrivò l’archeologo Andrea De Jorio che godeva di un’ottima fama per la sua professione. Malauguratamente, però, era conosciuto anche come uno dei più temibili jettatori. Queste voci si rafforzarono quando il re, il giorno dopo, probabilmente per cause naturali legate alla sua veneranda età, morì. É da quel giorno che tra il popolo napoletano la credenza nella jella aumentò sproporzionatamente.

La lotta contro il malocchio a Napoli spesso coinvolge riti e tradizioni tramandati di generazione in generazione. La lettura delle carte, l’uso di oggetti rituali e l’incantesimo di formule protettive sono pratiche comuni. Questi rituali non solo servono a difendere dalle energie negative.

“’A fattucchier”: il rimedio per combattere la sfortuna

Per combattere questa sfortuna esistono molti rimedi popolari, uno di questi è “ ‘A fattucchier ” ovvero la fattucchiera, una donna che sa scacciare il malocchio attraverso gesti e parole unici nel sul genere. Di solito abita sempre nel palazzo di un’amico che la conosce bene.

Una volta entrati nella casa della Fattucchiera e dopo aver fatto sedere il povero sfortunato su una sedia, comincerà a declamare frasi incomprensibili e a farsi svariate volte il segno della croce. Ma il vero gesto per controllare il malocchio e scacciarlo è tutt’altra storia.

Piano piano farà cadere tre gocce d’olio nell’acqua e solo allora ci darà il responso. Se le gocce d’olio restano intatte il malocchio non c’è, se invece le gocce d’olio si rompono e si dividono in tante altre gocce allora, bisogna subito rompere il malocchio. Ora bisogna osservare le gocce, se sono tonde, vengono da un uomo, se invece sono lunghe e storte sono di una donna.

La fattucchiera si affida anche a vecchie e storiche formule che aiutano a compiere la rottura del malocchio. Reciterà la formula:

“Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie,
‘uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie,
corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò, ciucciuè.”

Oppure
“Io te sciopero ra’ capa o pere.
Chi t’è fatt male, te pozza fa’ bbene.
Uocchie, contruocchie, mittincille a’ l’uocchio.
Schiatta riavolo e crepa l’uocchio.”

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